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Il Parco dei Castelli Romani in prima linea nell’assistenza alla fauna selvatica in pericolo

Fauna selvatica in difficoltà o in pericolo

 
Il Parco dei Castelli Romani in prima linea nell’assistenza alla fauna selvatica in pericolo
 

All'interno di un'area protetta, durante le nostre passeggiate nei boschi, ma anche nei pressi delle nostre abitazioni, non è inusuale imbattersi in un nidiaceo (piccolo uccello) o in alcuni esemplari adulti che versano in condizioni di pericolo o difficoltà. Il nostro istinto ci induce la maggior parte delle volte a raccoglierli e prendercene cura in prima persona. Questo atteggiamento di per se meritevole, non sempre si rivela il migliore per il bene dell’animale.

Dobbiamo tener presente che la maggior parte dei nidiacei spesso abbandonano il nido nell’intento di spiccare il volo quando ancora non ne sono completamente capaci, in questo caso probabilmente sono ancora seguiti ed alimentati dai genitori quindi andrebbero lasciati sul posto, sincerandosi prima che non ci siano effettivi pericoli per la loro incolumità, ed eventualmente facendo molta attenzione alla presa, collocati in un punto più alto, sopra un ramo o un muretto, o nascosti in un posto riparato, ad esempio una siepe. Nel caso in cui il volatile fosse ferito, può essere raccolto con molta cautela e portato in un centro di soccorso apposito o, come accade sempre più spesso nella sede dell’area naturale protetta della zona in cui avviene il ritrovamento.
Spesso vengono affidati al Parco dei Castelli Romani alcuni esemplari in difficoltà, ciò denota un aumento della sensibilità da parte dei cittadini nel tutelare e rispettare la biodiversità del proprio territorio, che è uno dei principali obiettivi che il Parco persegue.

Il Parco anche se non è dotato di una figura specifica (veterinario), può offrire grazie all’esperienza sul campo dei Guardiaparco un primo soccorso, accertandosi delle condizioni effettive dell’esemplare, per poi trasferirlo se necessario e, a seconda della gravità del caso, nei centri di recupero specializzati come ad esempio la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), o i centri di recupero per la fauna selvatica, dove l’uccello può essere adeguatamente curato ed iniziare un percorso riabilitativo, che gli permetterà nei casi in cui le condizioni non siano critiche, di essere rimesso in libertà sul luogo di ritrovamento.

 
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