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Monitoraggio sui chirotteri nel Parco dei Castelli Romani

Un pipistrello può cibarsi di 1500/3000 zanzare a notte, vola con le ‘mani’ e ci vede benissimo

 
Monitoraggio sui chirotteri nel Parco dei Castelli Romani
 

Nel corso del 2018 si è svolto il monitoraggio utile al rilevamento di dati sulle specie dei chirotteri presenti nell’area naturale protetta con lo scopo di incrementare la più ampia banca dati a livello europeo delle specie faunistiche protette, con il supporto del Dr. Vincenzo Ferri, uno dei più autorevoli studiosi in materia.

Comunemente conosciuti come pipistrelli, rappresentano un ordine di mammiferi placentati, gli unici in grado di volare. Negli ecosistemi rivestono l'insostituibile ruolo di principali predatori notturni di insetti e altri invertebrati, ma a causa delle alterazioni ambientali provocate dall'uomo, sono divenuti uno dei gruppi animali più minacciati. Le cause di declino delle popolazioni di Chirotteri sono proprio attribuite all'alterazione e alla distruzione degli habitat che non risultano più idonei a fornire siti di rifugio e cibo, oltre che al disturbo antropico diretto. Per questi motivi i pipistrelli sono inseriti come specie protette di interesse comunitario negli allegati delle principali Direttive e Convenzioni europee, come le Convenzioni di Berna e di Bonn, e la Direttiva Habitat e sono incluse nell'allegato D del D.P.R. 357/1997 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”. Peraltro, l’Italia ha aderito il 20 ottobre 2005 all’Accordo per la conservazione delle popolazioni dei chirotteri europei, noto come EUROBATS o Bat Agreement (entrato in vigore il 16 Gennaio 1994), che mira a proteggere tutte le specie note sul territorio europeo passando attraverso la promulgazione di leggi, attraverso campagne di educazione, misure di conservazione e cooperazione internazionale tra gli Stati membri e con gli Stati che ancora non hanno aderito all’Accordo.

L’indagine è stata effettuata con uscite sul campo nel periodo estivo-autunnale, in particolare nelle ZSC Cerquone-Doganella e Artemisio, ma anche all’interno di importanti cavità naturali (grotte, cave), con l’utilizzo di una strumentazione specifica (bat-detectors) capace, grazie all’uso di software collegato alle banche dati esistenti e all’esperienza del rilevatore incaricato, di identificare le specie presenti sulla base degli ultrasuoni emessi e registrati dai bat-detectors. Le registrazioni realizzate sono state memorizzate ed analizzate al fine di produrre un database rilevante non solo a livello locale, ma anche nazionale e internazionale.

I risultati del monitoraggio, hanno restituito dati confortanti circa la presenza dei Chirotteri nel Parco regionale dei Castelli Romani.

La Chirotterofauna del Parco Regionale dei Castelli Romani: Ricerche 2018” è il prodotto di questo studio, condotto dal naturalista Vincenzo Ferri (collaboratore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Dipart. Biologia e Centro Studi Naturalistici Arcadia) congiuntamente al Gruppo di Lavoro dell’Ente Parco dei Castelli Romani, in coordinamento con la Direzione Ambiente della Regione Lazio.
Lo studio è nato da un obbligo (il monitoraggio dello stato di conservazione delle specie e degli Habitat di interesse comunitario costituisce uno degli obblighi più importanti e impegnativi che derivano dalla Direttiva 92/43/CEE “Direttiva Habitat”), che riassume  la “mission” principale di un Ente Parco: la conoscenza la tutela e la conservazione della biodiversità.

Nel Parco dei Castelli Romani – spiega Vincenzo Ferri – abbiamo rilevato la presenza di 21 specie sulle 26 considerate potenziali nella regione Lazio: oltre l’80%, una percentuale rilevante. Per tale ragione, dal punto di vista qualitativo, la Chirotterofauna del Parco è indubbiamente rappresentativa dell’intero panorama laziale.”

Ma come avviene la rilevazione?
Attraverso i bat detector (o “rilevatori di pipistrelli”, strumenti che ne registrano gli ultrasuoni e li trasformano in suoni udibili – rendendo identificabile la specie –  dall’orecchio umano) – prosegue Ferri – l’osservazione diretta (nei luoghi dove è nota la presenza di chirotteri) ma preziosissima è anche la segnalazione della Cittadinanza: proprio grazie alla segnalazione fotografica di un’associazione “Pandora casa Natura” operante nell’area della Doganella, infatti, abbiamo potuto accertare la presenza di Myotis emarginatus”.
È molto importante, quindi, fotografare, quando è possibile, gli esemplari, ed è anche consigliabile farlo per eventuali carcasse di pipistrelli: queste documentazioni fotografiche sono fondamentali per capire se e quali altre specie di chirotteri ci sono sul nostro territorio, e dove sono.