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La rete di monitoraggio del moscardino nel Lazio

Il Moscardino (Muscardinus avellanarius) viene monitorato costantemente dal 2015

 
La rete di monitoraggio del moscardino nel Lazio
 

Dalla metà di febbraio, il personale dell’area tecnica ambientale del Parco dei Castelli Romani è impegnato nella fase di pulizia, ripristino ed eventuale sostituzione delle cassette nido installate per il monitoraggio del moscardino. Il Moscardino (Muscardinus avellanarius) viene monitorato costantemente dal 2015 in 36 siti campione del Lazio situati in 13 aree protette regionali, un parco nazionale, una zona non protetta, grazie alla “Rete regionale di monitoraggio” di cui fa parte anche il Parco dei Castelli Romani dal maggio 2018.

È un piccolo roditore di colore rossiccio della famiglia dei gliridi che, per la sua abitudine di camminare sugli alberi scendendo a terra solo raramente, rappresenta un importante indicatore della frammentazione degli habitat. È presente in tutta la penisola ed è specie di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, sottoposta a tutela rigorosa in tutta Europa dall’articolo 12 e dal relativo allegato IV della medesima direttiva.

Il monitoraggio, ovvero la raccolta di dati e osservazioni effettuate nell’arco di cinque anni, è servito ad ottenere maggiori informazioni sulla popolazione e quantificarne i cambiamenti nel tempo e nello spazio. Viene effettuato in modo sincrono dal personale delle aree protette, facenti parte della rete, quattro volte l’anno e si svolge controllando e contando gli individui presenti nei nidi artificiali; circa 36 quelli posizionati nel Parco dall’inizio del progetto.

Ad oggi, i dati ottenuti sono utili a capire la tipologia di nidi che il moscardino preferisce e probabilmente anche a quantificare la relazione tra la presenza della specie e l’altitudine, considerata come un indicatore del macroclima. Si procederà nel 2020 e 2021 a misurare alcune variabili ambientali (copertura e altezza dei vari strati di vegetazione e della vegetazione complessiva, diametro medio delle specie legnose e altri) per capire qual è l’habitat preferenziale della specie e per dare poi indicazioni sulla gestione selvicolturale da fare senza degradare l’habitat.